Ciao ragazzi, benvenuti in questo nuovo articolo di Chiacchiere da Bar.
Mai titolo in questo blog sarà più scontato, ma gli eventi di questo ultimo turno di campionato impongono un ragionamento approfondito sul capitolo errori arbitrali.
Prima di parlare nello specifico dell’importanza del Var nel calcio attuale, occorre fare alcune precisazioni importanti per giustificare quella che poi sarà la mia personalissima tesi a riguardo.
Indietro non si torna
La prima, e forse la più importante, riguarda l’imparzialità inequivocabile del Var come strumento in grado di aiutare l’arbitro a prendere la decisione migliore. Non c’è dubbio sul fatto che un’immagine, o insieme di immagini viste al rallentatore da più prospettive, sia un elemento oggettivo e cioè al disopra delle parti in questione. Chi dice che le immagini possono indurre all’errore un arbitro ha scarsa memoria ed è meglio che si riguardi una carrellata di episodi clamorosi che hanno determinato interi campionati. Il Var rappresenta comunque un miglioramento, in termini di giustizia, dello sport che guardiamo. Il Var è stato una rivoluzione enorme, che ha dato frutti nell’immediato riducendo sensibilmente la quantità di errori commessi dai direttori di gara nell’arco di una stagione. Non è ovviamente la soluzione a tutti i mali del calcio. È probabile che il periodo di assestamento non sia ancora concluso, infatti, i vari protocolli che gestiscono l’utilizzo di questo strumento sembrano ancora lontani dalla versione definitiva, però…
Però non si è più visto un gol in fuorigioco, neanche di mezzo centimetro. Con il Var non si è più visto un rigore assegnato per un fallo avvenuto fuori dall’area di rigore. Con la Goal-line technology non si è più visto un pallone entrare in porta senza che venga assegnato il gol alla squadra che lo ha realizzato. Questo, rispetto allo spettacolo deludente che si ammirava fino a qualche anno fa, è già di per sé un miglioramento colossale. Possiamo dedurre, quindi, che sia giusto che il calcio si sia adeguato, in termini di strumentazione fornita agli arbitri, ad altri sport che certe tecnologie le utilizzavano già da tanti anni. Il paradosso, semmai, è che questo adeguamento sia arrivato con così tanto ritardo. Come si dice in questi casi: “Meglio tardi che mai”.
Var sì o Var no?
Andiamo quindi ad analizzare quali sono i punti critici di questa situazione e proviamo a cercare spiegazioni e soluzioni. Partiamo dal protocollo attuale in modo da chiarire perché vengono prese certe decisioni. Il concetto chiave, che ormai ci è stato trasmesso in tutte le salse, è che il Var interviene solo in caso di “chiaro ed evidente errore” da parte dell’arbitro. Fin qui nulla di eclatante. Occorre però definire quando una situazione è da considerare un chiaro ed evidente errore. Gli step con cui il protocollo si sviluppa sono cinque e sono molto chiari:
- Il direttore di gara prende una decisione.
- In caso di episodio dubbio, il Var chiede di interrompere il gioco.
- Avviene una comunicazione tra arbitro e assistenti in sala Var nella quale il direttore di gara spiega la propria interpretazione dell’episodio.
- Il Var può chiedere all’arbitro di visionare le immagini al monitor.
- L’arbitro decide.
Questi sono i passaggi che vengono seguiti ogni volta che l’arbitro si trova a risolvere una situazione dubbia attraverso l’utilizzo del Var. Da notare che la decisione finale rimane comunque in mano all’arbitro, e questo ovviamente ha un peso importante all’interno delle varie vicende.
Non tutti gli episodi dubbi sono soggetti a intervento del Var. Esso, infatti, può intervenire solo in caso di gol, calcio di rigore, cartellini rossi e scambio di persona. Questa già è una prima ed importante limitazione in quanto, ad esempio, se il direttore di gara fischia un fallo ed ammonisce un giocatore per una spinta a centrocampo, il Var non può intervenire. Nemmeno nel caso in cui il giocatore che lo ha commesso sia al suo secondo cartellino giallo, e quindi venga espulso. Se invece il tocco in questione non c’è stato, allora il Var può intervenire in quanto chiaro ed evidente errore.
In caso di gol il Var può intervenire per diversi motivi. Il fuorigioco è notevolmente cambiato in quanto il guardalinee deve ora aspettare la fine dell’azione. A quel punto in caso di fuorigioco il gol viene annullato dall’arbitro attraverso il Var. Altro caso riguarda l’eventualità che il pallone sia uscito dal campo prima di finire in rete. Per quanto riguarda gli episodi di gol\no gol c’è la Goal-line technology che comunica al direttore di gara quando la palla ha superato interamente la linea di porta.
Discorso ben diverso riguarda i calci di rigore. Qua ancora una volta si parla di chiaro ed evidente errore per stabilire quando il Var può intervenire. L’intensità di un contatto è da considerare soggettiva e, quindi, a discrezione dell’arbitro. Il fatto che il contatto in questione sia effettivamente avvenuto e soprattutto dove, è oggettivo quindi soggetto all’intervento del Var. Altra cosa oggettiva sono i tocchi di mano. Quindi al momento, sulla carta, il Var dovrebbe risolvere tutti gli errori legati a falli che avvengono fuori dall’area di rigore, simulazioni, e tocchi di mano. Dico sulla carta perché a quanto pare non è sempre così purtroppo.
Veniamo, infine, al capitolo riguardante i cartellini. Come detto in precedenza il Var non può mai intervenire in caso di cartellino giallo. Può invece esaminare situazioni di gioco ritenute pericolose. In caso appunto di falli particolarmente violenti puniti solo con il cartellino giallo, il Var può invitare il direttore di gara a riguardare il fallo in questione ed eventualmente estrarre il cartellino rosso. È facile quindi individuare una serie di situazioni in cui il Var non può intervenire ma che possono essere determinanti ai fini del risultato.
Possibili soluzioni
Che il protocollo sia da perfezionare è sicuramente un’ipotesi concreta e assodata. Il fatto che una singola persona, l’arbitro, possa autonomamente decidere di non andare al monitor, se pur con tutti i rischi del caso legati a sanzioni e punteggi, è già di per sé un punto debole del sistema.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di assegnare ad ogni squadra una chiamata che possa obbligare l’arbitro a visionare le immagini al monitor. In tal caso l’arbitro, che prende una decisione a velocità naturale, potrebbe essere indotto a modificarla riguardando le immagini. Sarebbe anche la soluzione più semplice, che potrebbe prendere l’allenatore autonomamente tramite il quarto uomo o il capitano. Quindi di facile esecuzione.
La chiamata al monitor da parte delle squadre porterebbe ad un’ulteriore diminuzione di errori e, probabilmente, delle polemiche legate ad essi. Per spegnere però in maniera definitiva o quasi i dissapori sul capitolo arbitrale probabilmente servirebbe un’altra arma, molto più potente: la trasparenza. Perché non dare la possibilità al pubblico che guarda la partita di ascoltare i colloqui tra direttore e assistenti? Questo eliminerebbe in maniera quasi definitiva i continui e giustificati riferimenti alla malafede. Allo stesso tempo farebbe comprendere meglio al pubblico il regolamento e il protocollo.
Ciò che è sicuro è che le associazioni arbitrali devono intervenire. Episodi di gol di mano e rigori evidenti non assegnati e neanche visionati in epoca Var, fanno perdere credibilità allo sport che tanto amiamo. Sinceramente non penso che il problema sia legato al livello tecnico degli arbitri italiani. In campo internazionale sono quasi sempre i più stimati. Il problema è ciò che avviene a livello nazionale, con prestazioni spesso raccapriccianti da parte della squadra arbitrale. Il sistema è un sistema che funziona, a livello di formazione. E ci sono punteggi precisi per arrivare ad arbitrare nella massima serie. Quindi sulla carta è tutto strutturato in maniera rigorosa. Vedere episodi come il Gol di mano di Udogie o il fallo da rigore di Ranocchia su Belotti, francamente lasciano abbastanza perplessi. Gli arbitri non hanno mai parlato e probabilmente è giusto che continuino a stare fuori dai vari giochi mediatici di giornalisti e trasmissioni televisive. Chi invece dovrebbe iniziare ad esprimersi e dare delucidazioni è l’AIA, come ente responsabile di tutto ciò che avviene sui campi da calcio. Sarebbe importante che rappresentanti dell’Associazione iniziassero a parlare del perché certi episodi ancora si verifichino e di cosa intendono fare per migliorare. Magari non solo con sterili comunicati stampa. Tutto questo avvicinerebbe la figura dell’arbitro, da sempre notevolmente disprezzata, ad una parte di pubblico.
Al momento purtroppo tutto questo è una semplice utopia. Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate. Credo che il dibattito sia sempre interessante su questioni di questo tipo. A presto, ci vediamo al prossimo articolo.