Ciao ragazzi, benvenuti in questo nuovo articolo di Chiacchiere da Bar.
Oggi parleremo della bruttissima sconfitta della nostra Nazionale per 1-0 contro la Macedonia del Nord. Una sconfitta dolorosa, pesante, umiliante e scoraggiante che ci costa la mancata partecipazione ai prossimi Mondiali. Sono sincero, questa volta a differenza di altre, non ho voluto scrivere “di getto”. A mente calda i sentimenti erano davvero troppo negativi per tirare fuori qualcosa di costruttivo. Mi sono preso qualche giorno per riflettere, ed ora mi sento sicuramente più lucido per parlarvi di una delle pagine più tristi della storia del nostro calcio.
Con calma
Per prima cosa occorre fare delle doverose premesse a quelle che poi saranno le mie tesi. Credo poco alla casualità, nella vita come nello sport. Quindi la prima considerazione che mi sento di fare è che la vittoria degli Europei, solo 8 mesi fa, abbia poco a che fare con la fortuna. È stata sicuramente una vittoria straordinaria, inaspettata e impronosticabile. Va detto però, che non si possono battere Belgio, Spagna e Inghilterra senza evidenti meriti sportivi.
Allora è stato un miracolo o eravamo una squadra imbattibile? La verità sta nel mezzo, come spesso accade: non eravamo la squadra più forte ma siamo riusciti comunque a vincere. Cosa che nello sport succede con una certa frequenza. Sicuramente alcuni episodi sono andati a nostro favore, ma in generale le prestazioni viste sul campo agli Europei sono state di livello molto alto. Il gioco espresso dall’Italia di Mancini è stato di livello molto alto e questo, se mi permettete, è qualcosa a cui non eravamo più abituati da tantissimo tempo. I meriti quindi ci sono e vanno sottolineati, per un tecnico ed uno staff che hanno portato avanti con forza idee di gioco innovative. Per quanto mi riguarda eterna gratitudine, a Mancini e a tutti i protagonisti di quella spedizione, per averci regalato una gioia così unica.
La seconda premessa, per coerenza, è che neanche una caduta così vertiginosa può essere casuale. Perdere al novantesimo, contro la Macedonia, nell’unica occasione creata dagli avversari in tutta la partita, dopo aver fatto più di 30 tiri… Può sembrare una punizione spietata ed ingiusta, di quelle che solo il calcio è capace di infliggere. Non è del tutto così. Questa sconfitta disastrosa è figlia di una serie di risultati tutt’altro che esaltanti della squadra Campione d’Europa in carica. Italia-Macedonia è di fatto uno spareggio, in caso di vittoria avremmo affrontato il Portogallo per giocarci la definitiva qualificazione ai prossimi Mondiali. Italia-Macedonia è una partita che non si doveva giocare. Avremmo dovuto guadagnarci molto prima la partecipazione ai Mondiali, nei gironi di qualificazione. Invece abbiamo commesso numerosi passi falsi. In un girone con Bulgaria, Lituania, Svizzera e Irlanda del Nord siamo riusciti a vincere solo 4 partite su 8. Poi una sfilza di pareggi: 1-1 in casa con la Bulgaria; 0-0 con la Svizzera; 1-1 di nuovo con la Svizzera; 0-0 con l’Irlanda del Nord. Bastava vincere un girone più che abbordabile per i campioni d’Europa, e saremmo andati diretti ai Mondiali. Fine della storia, tutti felici e contenti. Purtroppo, non è andata così, ed ora non ci resta che leccarci le ferite.
Terza premessa è che in questi casi si cerca sempre il famoso “Capro espiatorio”, di solito il tecnico. È una semplificazione banale e molte volte inefficace. I risultati della Nazionale rappresentano il nostro movimento calcistico. Nel bene e nel male, sono l’espressione del lavoro fatto a tutti i livelli. A partire dalle istituzioni, per poi passare ai club, dirigenti, allenatori, giocatori. Serie A, Serie B, Serie C, calcio dilettantistico, calcio giovanile. Formazione tecnica e scuole calcio. Capite che di fronte a tutto questo la figura del c.t. è solo la punta dell’iceberg. Il calcio italiano è in crisi, da molto prima di Italia-Macedonia. Quindi se i problemi si vogliono risolvere occorre andare un po’ più in profondità del semplice cambio di allenatore.
Quindi ora che si fa?
Quindi confermiamo Mancini? Assolutamente sì. Per quanto mi riguarda, bisognerebbe quasi pregare che un tecnico così capace rimanga alla guida della nostra Nazionale. Roberto ha sicuramente delle responsabilità. Avrebbe potuto fare scelte migliori, in diversi momenti di questa caduta.
Che la partita con la Macedonia sia stata sottovalutata, da tutti, credo sia un dato di fatto. Con tutto il rispetto per la Macedonia, che sul campo ha fatto la sua onesta partita ed ha sfruttato l’occasione giusta, credo anche che un risultato del genere sia fuori da ogni logica. In uno scenario del genere, a posteriori, è ovvio che alcune scelte diverse potevano essere fatte. Soprattutto dal tecnico, che in questi casi dovrebbe essere bravo a leggere alcune situazioni. Per fare qualche esempio, vista la situazione da fuori, magari uno tra Zaccagni e Zaniolo avrebbe fatto comodo. Magari Tonali in mezzo al campo avrebbe aiutato di più la squadra, rispetto ad un Barella palesemente in difficoltà dal punto di vista fisico. Scamacca convocato, poi escluso a sorpresa, si dice per precauzione. Pellegrini inserito al posto di Immobile, quando forse è il giocatore che si sposa di più con le caratteristiche della nostra prima punta. Joao Pedro convocato e poi buttato dentro solo nei minuti finali… Diciamo che i “magari” sono talmente tanti ed il risultato è talmente scioccante, che sicuramente qualche colpa, prima o dopo, l’avrà avuta anche Roberto Mancini.
Mettere in discussione Mancini però, è follia pura. Il paradosso, purtroppo, è che siamo più abituati a disfatte del genere che a trionfi incredibili come quello agli Europei. Di fatto, con questa esclusione, saranno 12 gli anni che passeremo senza vedere l’Italia ai Mondiali, nella migliore delle ipotesi (2014-2026). Facendo un’analisi ancora più profonda, in quasi 20 anni abbiamo fatto 6 partite ai Mondiali. Dopo la vittoria epica del 2006, infatti, nel 2010 siamo usciti ai gironi, con Slovacchia, Nuova Zelanda e Paraguay. 2014 ancora fuori ai gironi. Poi ci ha pensato la Svezia ad escluderci dai Mondiali. In mezzo una finale degli Europei persa malamente 4-1 contro una Spagna nettamente superiore.
L’Italia di Mancini è stata una luce accesa nel buio più totale. Ed è stata una luce accesa nel modo più difficile, attraverso idee di gioco. In un panorama, quello del calcio italiano, ormai rimasto indietro anni luce dal punto di vista delle soluzioni proposte. Roberto Mancini ha scelto i propri interpreti per un calcio moderno, veloce, aggressivo e propositivo. E ha vinto. Battendo squadre sulla carta superiori a noi. Un risultato straordinario e forse irripetibile. La strada è stata tracciata, in maniera evidente e inequivocabile. Mancini ha dimostrato che la cultura esclusivamente italiana del risultato ottenuto in maniera furba, con il “Catenaccio”, le perdite di tempo, le simulazioni, i falli… è superata. Quindi al momento, il nostro attuale tecnico è la soluzione migliore che abbiamo. Oserei dire, l’unico punto fermo da cui ripartire dopo una sconfitta del genere.
In campo ci vanno i giocatori…
Altra analisi doverosa, riguarda i giocatori. In questi casi, le colpe ricadono solitamente sui giocatori importanti. Questa pagina di calcio non fa eccezione. Jorginho, campione immenso che recentemente ha vinto tutto quello che c’era da vincere, ha fallito due calci di rigore decisivi nei gironi di qualificazione. Berardi, giocatore dal rendimento incredibile in Serie A, ha fallito un gol a porta vuota contro la Macedonia. Donnarumma ha coronato il suo momento spumeggiante con un gol preso da 30 metri. Immobile ha dimostrato per l’ennesima volta di essere incapace di adattarsi al gioco di questa squadra. Insigne non ha brillato, l’inedita coppia centrale Mancini-Bastoni non ha dato garanzie… in generale si salvano in pochi. Il mio pensiero, è che probabilmente la vittoria degli Europei abbia distorto la valutazione di questa squadra. Mi spiego, non è ammissibile perdere con la Macedonia, ma non siamo neanche un’armata di fuoriclasse assoluti. È come se dopo gli Europei si siano tutti cullati un po’ su questa meravigliosa impresa. A tal punto da pensare di essere una squadra rodata, in grado di uscire facilmente da ogni difficoltà. Il campo ha dimostrato purtroppo l’esatto contrario. Fin quando gli episodi sono andati a nostro favore abbiamo ottenuto il massimo del risultato, anche contro squadre di rango superiore. Alle prime difficoltà contro squadre più deboli, però, abbiamo smarrito le nostre certezze e non siamo stati in grado di far cambiare certe inerzie. Questo, per ingrato che sia, è compito dei giocatori, ed in particolare di quelli con maggior talento ed esperienza.
Un’analisi su quella che sarà la futura rosa della nostra Nazionale è possibile farla già da ora. Donnarumma al momento non credo sia in discussione. Ha fatto scelte sbagliate, deve ritrovare equilibrio e serenità, deve trasformare le batoste prese in uno stimolo per migliorare i suoi punti deboli. Però è ancora un top-player e dubito che in futuro vedremo guantoni diversi dai suoi difendere i pali della nostra nazionale.
In difesa il discorso è un po’ più complicato. Bonucci e Chiellini hanno dato garanzie per anni, ma ora sono arrivati sicuramente al rush finale della loro carriera. Le seconde linee al momento non hanno brillato. Bastoni è sicuramente il più promettente, ma per ora non è chiaro chi sia la migliore spalla per affiancarlo. Se Roberto Mancini si trova costretto a convocare Luiz Felipe, che con tutto il rispetto non ha un livello da nazionale italiana, significa che le alternative scarseggiano.
I terzini sembrano dare qualche garanzia in più, nessun fuoriclasse incredibile ma tanti ottimi giocatori: Emerson, Spinazzola, Florenzi, Calabria, Di Lorenzo. Mi viene in mente anche Cambiaso che può essere un giovane promettente da lanciare. Qualche soluzione c’è, bisogna solo aspettare che qualcuno si consacri definitivamente.
Il centrocampo è sicuramente il reparto più ricco di qualità. I titolari non sono in discussione quando la forma fisica è adeguata. Le seconde linee vanno provate ogni tanto perché tutte di livello molto alto ed in grado di dare un contributo importante. Penso a Tonali, Locatelli, Cristante, Pellegrini, Pessina. Tutti molto forti.
Sugli esterni dovremmo essere a posto, soprattutto quando Chiesa rientrerà dall’infortunio. Berardi è un giocatore affidabile. Kean può ancora crescere molto. Un trequartista come Zaniolo è sicuramente in grado di fare la differenza e gli andrebbe trovata una collocazione in questo progetto. Unica incognita forse riguarda Insigne, data l’età e le scelte fatte.
Il centravanti è forse la nota più negativa. Si è capito da tempo che Belotti e Immobile non sono compatibili con il gioco di Mancini. Scamacca andava provato, non perché Scamacca sia Batistuta, ma perché è un centravanti fisico alto 1.95 ed ha caratteristiche completamente diverse da Immobile. Per assurdo aveva senso dare nuovamente una chance anche a Balotelli, per gli stessi motivi. Può sembrare un paradosso, ma è così. Immobile è un attaccante straordinario a livello italiano. Se inserito nel giusto contesto di gioco, con una squadra che gioca per esaltare le sue caratteristiche, diventa devastante. il problema è che l’Italia di Mancini non gioca per Ciro Immobile, e probabilmente non lo farà mai. Servirebbe abbassare il baricentro ed inserire giocatori in grado di giocare in verticale per la prima punta. Bisognerebbe snaturare completamente il gioco di questa squadra, e al momento è impensabile. Ciro è un giocatore ormai compiuto, con delle abilità ben precise, impossibilitato a cambiare per adattarsi ad un gioco diverso. Quindi serve un centravanti. Scamacca e Raspadori hanno delle qualità. A livello giovanile qualcosa si muove, con Lucca e Colombo da monitorare.
Dipenderà anche dai club, investire sui settori giovanili e dare più spazio ai giovani. Qualcuno lo fa già, per un motivo o per l’altro. Mi viene in mente la Roma che negli ultimi anni ha sfornato diversi talenti. L’Atalanta ha una buona tradizione, il Milan ha portato in prima squadra diversi giocatori. Si può e si deve fare di più, senza dubbio.
Cambiare mentalità
La vera rivoluzione va fatta a livello istituzionale. Il calcio italiano, visto non più come sport, ma come prodotto di intrattenimento, si sta svalutando in maniera spaventosa. La crisi tecnica si traduce in risultati mediocri dei nostri club a livello internazionale, e questo è sotto gli occhi di tutti. L’Ultima competizione internazionale vinta da una squadra italiana è la Champions League dell’Inter di Mourinho, 11 anni fa. Successivamente due finali perse malamente dalla Juve. Una semifinale della Roma. Poi sempre fuori al massimo ai quarti. In Europa League una semifinale e una finale negli ultimi 10 anni, con Conte sulla panchina della Juve prima e dell’Inter poi. Nessuna vittoria. Risultati così deludenti si traducono in soldi in meno che entrano nelle casse della nostra federazione. Non credo serva Italia-Macedonia per accorgersi di un trend così negativo. Se finora si è cercato di nascondere la sporcizia sotto il tappeto, credo sia arrivato il momento di cambiare mentalità. A partire dalla Lega Calcio, da sempre disunita e litigiosa, con club che si battono per assegnare vittorie a tavolino. L’argomento arbitraggi in Italia è stato trattato abbondantemente su questo blog, vanno rivisti. Anche Coverciano necessita di una ventata di modernità. È stato un centro importante, uno dei primi a livello Europeo, ma a quanto pare è stato copiato e superato in altri Paesi.
Fabio Capello in una recente intervista a Sky Sport ha invitato a “prendere esempio dal modello tedesco, dal calcio di Klopp”. Mi sento di dire che il modello tedesco va imitato non a livello di tattica di squadra, ma di investimenti su centri federali sparsi in tutto il Paese. in Germania se ne contano più di 400, in Italia non si arriva a 40. Coltivare il talento fin da quando si è bambini è fondamentale per tutto il movimento, e mi sembra chiaro che delegare tutto questo esclusivamente a piccole realtà di provincia non sia la strada più efficace.
C’è poi il capitolo dedicato a tecnici e giocatori. Ormai è sempre più chiaro che la cultura del risultato a tutti i costi sia superata nel calcio moderno. Basta guardare un po’ di calcio internazionale e ci si accorge subito dell’importanza del “giocare bene” per centrare i vari obbiettivi. Per quanto possa sembrare astratto come concetto, e magari sarà argomento di un futuro articolo, per il momento ci basterebbe eliminare perdite di tempo, proteste, simulazioni e tutte quelle speculazioni che si fanno sul gioco al fine di portare a casa il risultato. Tutto questo fuori dall’Italia, ad alti livelli, non si vede. Quindi il compito di allenatori e giocatori è quello di alzare il livello del gioco, attraverso idee di gioco basate sulle caratteristiche tecniche dei giocatori, e non sulle situazioni che si possono verificare in partita.
Serve crescere ad ogni livello ed abbiamo la possibilità di farlo, basta capire che dietro una brutta sconfitta come questa si nasconde una grande possibilità di ripartire, di cambiare e migliorare.
Come al solito mi piacerebbe sapere la vostra nei commenti, a presto…